Public confessions

"Confession is 
a verbal humiliation."
Richard Sibbes

The point in this blog that comes from the Emotional Control chapter of the BITE model is:

Ritualistic and sometimes public confession of sins
 
Perhaps public confessions are not a custom within the Focolare Movement. But what is a habit is telling experiences to a large audience or in the Focolare community itself.
But some make a confession out of that. I have heard Focolarine tell with tears about something they had done and now understood how wrong it was. Here too, when sharing experiences, the boundary between internal forum and external forum was often crossed.
And then I ask myself, why did someone do that?
Group control is something very strong in a community of the Focolare. You know that everything is under a magnifying glass and that pressure means that in communicating experiences there is a pressure to be as open and transparent as possible.
In Loppiano and Montet there were also the meetings with all the Focolarine who were there for their formation and now looking back I still sometimes feel uncomfortable when "experiences" were told that were almost public confessions.
And if that happens a lot, it can also cause peer pressure to say more and more things in public that don't really belong there. No intervention was made or it wasn't made clear that these experiences belonged elsewhere or not to be told at all.
But here too it becomes clear that people did not know where the boundaries lay. Rather, it was seen and praised as a sign that you were willing to give your all in "unity".
The effect? Emptiness and loneliness. I say that from experience.
 
Ritualistic and sometimes public confession of sins? 


Confessioni pubbliche

Il punto in questo blog che viene dal capitolo Controllo Emotivo del modello BITE è:
 
Confessione ritualistica e talvolta pubblica dei peccati
  
Forse le confessioni pubbliche non sono una consuetudine all'interno del Movimento dei Focolari. Ma quella che è un'abitudine è raccontare esperienze a un vasto pubblico o nella stessa comunità dei Focolari.
Ma alcuni ne fanno una confessione. Ho sentito le focolarine raccontare con le lacrime di qualcosa che avevano fatto e ora ho capito quanto fosse sbagliato. Anche qui, nella condivisione delle esperienze, è stato spesso superato il confine tra forum interno e forum esterno.
E poi mi chiedo, perché qualcuno l'ha fatto?
Il controllo di gruppo è qualcosa di molto forte in una comunità dei Focolari. Sai che tutto è sotto una lente d'ingrandimento e quella pressione significa che nel comunicare le esperienze c'è una pressione per essere il più possibile aperti e trasparenti.
A Loppiano e a Montet ci sono stati anche gli incontri con tutte le focolarine che erano lì per la loro formazione e adesso guardando indietro mi sento ancora a volte a disagio quando si raccontavano “esperienze” che erano quasi pubbliche confessioni.
E se ciò accade spesso, può anche causare la pressione dei pari a dire sempre più cose in pubblico che in realtà non ci appartengono. Non è stato fatto alcun intervento o non è stato chiarito che queste esperienze appartenevano altrove o che non dovevano essere detto affatto.
Ma anche qui diventa chiaro che le persone non sapevano dove fossero i confini. Piuttosto, era visto e lodato come un segno che eri disposta a dare tutto te stesso in "unità".
L'effetto? Vuoto e solitudine. Lo dico per esperienza.
 
Confessione ritualistica e talvolta pubblica dei peccati? 

Il testo italiano è stato tradotto con Deeple.
© Photo - Christianity 

Comments

  1. Grazie Roho, confermo tutto! Infatti il dovere di condividere tutto in pubblico per l’unità è una “trasparenza” falsa perché in realtà non lo è…piuttosto mancanza di rispetto per l’integrità e privacy di una persona!

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  2. Quando si raccontavano le "esperienze" in pubblico come nelle mariapoli, inoltre, queste erano rivedute e corrette dai "responsabili" che irresponsabilmente riuscivano anche a deviare ciò che veniva raccontato a favore degli schemi del movimento... Ricordo che bisognava imparare a memoria parola per parola, ripeterla molte volte, temendo di sbagliare il racconto...

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    1. Tanti anni fa un mio parente foc mi mise davanti due riviste una quella di cn l'altra dei tdg me le mostra e mi dice guarda come sono falsi i tdg sono pieni di falsi sorrisi che falsi...piccolo problema se non vedevi la copertina non sapevi di chi fosse l'una o l'altra. Due cose identiche una vera l'altra sbagliata. Peccato all'epoca non aver potuto scambiare le copertine e vedere la reazione purtroppo certe cose ti vengono in mente troppo tardi sig

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    2. Tempo fa vedo una foc che sta ricopiando un libro, al che gli chiedo il perché visto che il libro è suo mi sembra un lavoro inutile....Noooè lo stava studiando quasi a memoria per poi durante gli incontri mettere in mostra le sue qualità...di pappagallo . Grazie al vostro sito ne ho avuto la conferma leggendo le vostre esperienze, per tanto tempo era rimasto a livello di dubbio

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  3. ...mi ricordo di un figlio di una coppia di focolarini sposati. Avrà avuto 5 anni. Andrea. Era bravissimo a raccontare le esperienze che naturalmente si inventava di sana pianta. Aveva semplicemente capito il meccanismo e imparato a dirti quello che volevi sentirti dire. Mi fece riflettere molto questo aneddoto simpatico, perché sono sicuro che tanti anche fra gli adulti, si comportavano nella stessa identica maniera....

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    1. Una gen aveva avuto un brutto incidente stradale ed era finita fuori strada. Un'ottima esperienza da raccontare, rivista e corretta in modo da suscitare apprensione e immedesimazione da parte di un pubblico di giovani...
      Ricordo però che quando disse che, tra mille pensieri profondi su ciò che conta nella vita etc., era finita addosso ad un albero 🌳...
      un ragazzino commentò preoccupato ad alta voce: " Ma... quella ammazza l'albero!!!"

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    2. Ricordo che le gen 3 del Pakistan, almeno quelle di Rawalpindi, avevano trovato una esperienza standard. Quando chiedevamo di scrivere le loro esperienze non mancava mai questa: una mia compagna mi ha chiesto se le prestavo la matita, non volevo dargliela perche' poi se la usava anche lei la matita sarebbe diventata "piccola', ma poi ho visto Gesu' in lei e glielo data. Penso che sia stato l'istinto di sopravvivenza innato a questo grande popolo.

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    3. Mi ricordo che nel mio piccolo paese, ai tempi in cui il mov aveva già iniziato a strombazzare le proprie lodi (circa nel 47-50) per l'appunto nel mio paese fra le donne girava questa frase: Madona ma sè sa ùtem mia fra de noter ta ùret chè ma ùte chi??? Sin da piccolo questa frase l'ho sentita ripetere e la sento ripetere ancora da persone anziane tanto era radicata in noi. La frase però era preceduta dai fatti e le donne poi se ne stavano zitte, non andavano per le strade lodandosi. Nel mov si è fatto l'esatto contrario...si va agli incontri per mettere in mostra quanto si è bravi, ricevere le lodi da tutti....sentirsi importanti.Il bambino di 5 anni in realtà è il frutto di questa mentalità, non conosco questo bambino ma conosco molte persone ormai di 60 anni che non hanno mai perso quel volersi sempre mettere in mostra....alla faccia del.....non sappia la destra ciò che fa la sinistra, non credo che questa frase sia mai piaciuta a c.l.Chiedo scusa se tiro fuori ancora il fariseo al tempio... ma mi sta veramente antipatico

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    4. La famosa matita per Gesù, me lo hai fatto venire in mente, ricordo di averla sentita anche io...ora che ci penso era come il prezzemolo la trovavi ovunque...molto efficace per bambini non ti invogliava ad essere migliore ma ti faceva sentire uno........

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  4. Ricordo l'agonia della preparazione delle esperienze per gli incontri come la giornatona e le mariapoli.....sia come gen che dopo come focolarina....la caccia alle esperienze...che dovevano essere incisive, profonde e conformi al tema corrente come la volonta' di dio, o il vivere la parola anche qui come il conteggio dei numeri delle persone che aderivano al movimento e alle sue branche si doveva creare quello che alle volte non c'era....Per quanto riguarda il foro interno e la "mancanza" di foro esterno, tutto doveva essere messo in piazza durante gli incontri, e la vita di ogni giorno, come le lettere ricevute da casa....si dovevano leggere davanti a tutti.

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  5. Le esperienze, per quelle poche volte che mi è capitato di raccontarle, avevano un sapore di lontano, di finto, di non mio. Non imparavo a memoria già allora (ora mi annoto tutto sugli spartiti perché mi dimentico anche chi sono mentre suono), immaginarsi rileggere su fogli corretti dai capifocolare e dai capizona quelle frasi eterodettate! Non ero io, beh, forse qualche pezzo di mio c'era ma era condito con tutti gli elementi spirituali necessari all'esperienza e a fare colpo. Riferimenti a frasi della Lubich su tutti gli argomenti, sempre. Soprattutto una buona dose di "Gesù abbandonato" con "Maria desolata" e tanto "Gesù in mezzo, condito con qualche particolare scabroso (fa tanto thriller all'americana). Per quanto mi riguarda (e ho avuto molti riscontri in tal senso) un'esperienza da evitare o, possibilmente, da cancellare. Ma tutto questo fa parte del metodo BITE...quindi.

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